Dollar Index in gran recupero dallo scorso luglio

Il Dollar Index ha recuperato del tutto le perdite subite dal luglio scorso, grazie all’aumento dei rendimenti statunitensi a lungo termine. In vista dell’ultimo mese dell’anno è verosimile che l’indice si possa mantenere intorno ai livelli attuali; tuttavia.
Tuttavia, si avvertono potenziali rischi per le valute ad alto beta, proprio in conseguenza dell’esito elettorale, che ha visto Donald Trump prevalere.
Trump ha indicato la possibilità di implementare ulteriori dazi sui beni cinesi fino al 60% e dazi iniziali fino al 10% su altri partner commerciali chiave.
Per gli Stati Uniti, l’implementazione dei dazi dovrebbe portare a una modesta contrazione del deficit commerciale statunitense, come conseguenza della significativa compressione delle importazioni. Di norma ciò comporterebbe un modesto apprezzamento del biglietto verde nel breve periodo.
La conclusione che se ne può trarre è che le valute che presentano la quota più elevata di esportazioni di beni verso gli Stati Uniti sono le più esposte al rischio di un significativo deprezzamento del cambio, il che significa che il dollaro canadese, il peso messicano, lo yuan offshore e l’euro, presentano un potenziale di indebolimento a breve termine.
Tecnicamente quota108 identifica un forte livello di resistenza che dovrebbe opporsi ad ulteriori avanzamenti, con parziali ricompressioni verso 105, dove incrociano importati riferimenti spazio-puntuali.
L’idea di base, limitatamente al cambio EurUsd e in raccordo a quanto detto, contempla una tenuta di quota 1,035, già validata, per un successivo rilancio verso 1,0620, tutto relegato in un movimento di rilancio della valuta USA che avrebbe come driver il differenziale di tasso tra USA ed Europa.
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