La congiuntura europea migliora ma i mercati temono nuovi rialzi dei tassi. La FED potrebbe alzare oltre il 5,25% e poi stabilizzarsi su quei livelli. Prezzi di gas e petrolio ancora deboli, aiuteranno la discesa dell’inflazione. Le tensioni politiche internazionali e le guerre tornano a pesare sulle borse.
Ieri, 21 febbario, giornata difficile per le Borse europee, per nulla sorrette dai buoni dati PMI compositi (Purchasing managers index) di febbario, saliti ai massimi da 9 mesi e risultati ben sopra le attese.
Paradossalmente, e’ proprio il fatto che l'economia europea dia prova di robustezza a spaventare gli investitori, che immaginano la prosecuzione della politica monetaria restrittiva delle banche centrali.
La prospettiva di recessione si allontana, ma le Borse hanno dunque sofferto: Milano -0,7%, Parigi -0,6%, Francoforte e Londra -0,5%. Male, anzi peggio, Wall Street, dopo l’allarme sul possibile calo dei consumi USA giunto da Walmart e Home Depot: Dow Jones -2,1%, Nasdaq -2,5%, S&P500 -2,0%.
Dopo un inizio d’anno sorprendentemente pimpante, gli investitori sembrano ora mettere in conto il rischio che le Banche centrali aumentino ulteriormente i tassi, per poi conservarli a lungo elevati, per favorire il calo sinora “timido” dell'inflazione. A cio’ si aggiungono le perduranti tensioni politiche, commerciali e militari tra Usa, Europa, Cina, Russia.
Dall’indagine PMI di febbraio, condotta presso i direttori degli uffici acquisti delle maggiori imprese dell'Eurozona, emergono le migliori risultanze da 9 mesi. L'Indice 'Flash' Composito e’ salito a 52,3 da 50,3 di gennaio, segnalando per il 2’ mese consecutivo il ritorno all’espansione economica. A brillare e’ soprattutto la componente “servizi”, cresciuta a 53,0 da 50,8, il dato piu’ forte da giugno 2022.
Il miglior tono dell’economia riguarda finalmente anche la Germania, dove l’indice PMI composito e’ tornato sopra 50 (in area di espansione) e l'indice Zew, che misura il sentiment degli operatori economici, è schizzato a 28,1 punti da 16,9 di gennaio, stracciando le attese di 22. Anche il dato sulle condizioni attuali risale a -45,1 punti da -58,6, battendo le stime di -50,5.
La guerra in Ucraina si avvicina ad 1 anno di durata (24 febbraio) senza che si intraveda alcuna svolta diplomatica: anzi, ieri il Presidente russo Putin ha annunciato la sospensione della partecipazione di Mosca al programma Start sul controllo delle armi nucleari, mentre quello americano Biden, da Varsavia, promette nuovi aiuti militari ed economici a Kiev.
Sulla prospettiva della politica monetaria delle banche centrali c’e’ parecchia tensione, alla vigilia della pubblicazione dei verbali dell’ultimo FOMC (Federal Open market Commitee) della FED (Federal Reserve USA) ed in seguito alle parole del finlandese Olli Rehn, membro del Board dell’ECB (Banca centrale europea) riguardanti possibili nuovi rialzi dei tassi in estate.
Tutto cio’ concorre ad alimentare il recente rialzo dei rendimenti dei titoli Governativi Usa, col Treasury decennale che stamane, 22 febbraio, “paga” il 3,94% da 3,40% di inizio mese, sull’aspettativa che la FED alzi ancora i tassi di interesse ben sopra il 5,0%, per poi tenerli elevati a lungo, creando i presupposti di una fase recessiva.
Anche sui Governativi europei si osserva una risalita dei rendimenti, con quello del BTP decennale italiano a 4,50%, quello spagnolo sopra 3,50% e quello greco sopra 4,40%. Il differenziale (spread) tra BTP italiani e Bund decennali tedeschi si e’ allargato ieri sino a 194 punti, ma e’ comunque lontano dagli allarmanti 260 dell’autunno scorso.
Nell’area Asiatica, il governativo decennale giapponese JGB ha violato il livello superiore di rendimento stabilito dalla Bank of Japan a +0,50%, imponendo alla banca centrale un intervento immediato, cioe’ l'acquisto di JGB per Yen 300 Mld (2,2 miliardi di Dollari).
Il prezzo del petrolio WTI (greggio di riferimento Usa) perde oltre -1,4% a 75,7 Dollari/barile, mentre quello del gas metano europeo oltre -2% a 48,8 Euro/megawattora sulla piattaforma TTF di Amsterdam: tutto cio’ dara’ sperabilmente una mano a contenere l’inflazione di febbraio.
Nel comparto valutario notiamo l’ulteriore frazionale rialzo del Dollaro, sospinto dalla prospettiva di tassi elevati e per lungo tempo, +0,1% 1,065, e cambio stabile dell’Euro verso lo Yen giapponese a 143,6. Deboli le criptovalute, come spesso accade in fasi di “risk-off” dei portafogli: Bitcoin -1,6% a 24.180 Dollari, Ethereum -1,4% a 1.647 Dollari. (ore 13.00 CET)
Borse asiatiche negative stamane 22 febbraio: molto volatile l’Hang Seng di Hong Kong, che soffre la contrazione del GDP (prodotto intreno lordo) del -4,2% su base annua nel 4’ trimestre 2022: dopo uno scivolone fino a -4% ha chiuso a -0,5%: Tokio -1,3%, Seul -1,6%, l’Australia -0,3%, Shanghai -0,5%, Shenzen -0.3%.
Oggi, 22 febbraio, le Borse europee chiudono la mattinata in forte in calo, inmedia -1,4%, risentendo delle pesanti chiusure di Wall Street di ieri sera. Stabili i futures su Wall Street, aspettando che alle 19 ora centreuropea (CET) dalle minute dell’ultima riunione della FED (quella di gennaio che ha varato un aumento da +0,25) possano emergere indicazioni sulle prossime mosse della banca centrale Usa.
Sul mercato delle materie prime si nota une buon recupero, in media +0,5% per oro e argento e movimenti contenuti nei 2 sensi delle commodities agricole (ore 13,30 CET).
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