Terza sessione consecutiva di ripresa per i listini americani, che, approfittando del ritorno dell’appetito al rischio legato a dati peggiori sul fronte dei Pmi (non è un paradosso, perché, di fatto, i dati negativi riavvicinano il taglio dei tassi) hanno mostrato nuovamente i muscoli. L'S&P 500 ha chiuso a +1.2%, il Dow Jones a + 0.7% e il Nasdaq in rialzo dell'1,6%. Servizi di comunicazione, industria e sanità hanno sovraperformato, mentre il settore energetico, per via del calo del prezzo del petrolio, ha invece chiuso in rosso.
Sul fronte societario, le azioni di Danaher sono aumentate di circa il 6,5% dopo che la società ha battuto sia gli utili che i ricavi. UPS è cresciuta di quasi il 2,1% anch’essa dopo aver segnalato utili più alti delle attese. General Motors è balzata del 2,8% dopo la ripresa degli utili e le prospettive di profitto migliorate. PepsiCo, tuttavia, è scesa del 2,2% poiché i suoi risultati sono risultati peggiori del previsto. Il risk on è tornato sulla scena, per via, come già detto dei dati, ma anche per l’allentamento della tensione mediorientale. Anche i rendimenti dei titoli di stato hanno ceduto qualcosa, dopo il rialzo dell’ultima settimana.
VALUTE
Sui cambi, finalmente è tornato un po’ di sereno con euro, e sterlina alla riscossa sul dollaro mentre lo Jpy è rimasto sui minimi. La Boj sembra che possa essere pronta ad intervenire sopra 155, anche se per ora le uniche conferme giungono da un ex rappresentante della banca centrale giapponese, che ha dichiarato che l’autorità centrale è pronta a mettere mano al portafoglio se lo Jpy si indebolisse ancora.
EurUsd sopra quota 1.0700 con resistenze di breve poste a 1.0725 30 area, mentre il Cable è tornato a 1.2460, con possibili obiettivi di breve a 1.2500. Oceaniche in recupero con AudUsd a ridosso di 0.6500 mentre NzdUsd è tornato a 0.5950. EurChf a 0.9760, non lontano dai massimi di inizio aprile a 0.9850, mentre UsdChf per ora tiene 0.9100. Interessante UsdCad che da 1.3850 è sceso 200 pips e punta decisamente a 1.3525 area. Cross neutri e poco mossi, in un mercato quasi perfettamente dollaro centrico eccezion fatta per i cambi contro Jpy.
MIGLIORANO I PMI EUROPEI
L’indice PMI composito dell’Eurozona è salito a 51,4 nell’aprile 2024, rispetto al 50,3 del mese precedente, al di sopra del consensus di 50,8. L’ultima lettura segnala un secondo mese consecutivo di aumento della produzione, il più rapido da maggio 2023, con il settore dei servizi che ha realizzato il risultato migliore rispetto all’ultimo anno. Per contro, la produzione manifatturiera ha continuato a contrarsi, anche se meno delle pubblicazioni precedenti.
A livello di stati, la Germania è tornata a crescere, ponendo fine a un periodo di contrazione durato nove mesi, mentre la Francia ha registrato il ritmo più debole di calo della produzione in 11 mesi. L’afflusso di nuovi ordini è rimasto sotto pressione a causa del forte calo della domanda industriale, mentre i livelli occupazionali sono aumentati maggiormente dallo scorso giugno. Guardando al futuro, le aspettative delle imprese sui prossimi 12 mesi si sono leggermente raffreddate rispetto a marzo, ma sono state le seconde più alte registrate negli ultimi 14 mesi.
PMI USA IN CALO
L’S&P Composite PMI americano è sceso a 50,9 nell’aprile 2024 da 52,1 del mese precedente, segnalando solo una leggera espansione nel settore privato del paese, che è stata la più debole da dicembre. L’attività è aumentata meno sia nel settore manifatturiero che in quello dei servizi, con tassi di crescita in calo rispettivamente ai minimi di tre e cinque mesi. Gli afflussi di nuovi ordini sono diminuiti per la prima volta in sei mesi e l’occupazione è diminuita per la prima volta da giugno 2020 in un contesto di segnali di debolezza della domanda dovuti a tassi di interesse elevati e pressioni inflazionistiche che gravano sulla domanda. Infine, il sentiment delle imprese è sceso ai minimi di cinque mesi. Non sappiamo se questo dato sia in grado di far cambiare nuovamente idea alla Fed, ma effettivamente se dagli Usa cominciassero ad uscire dati che risentono dei tassi alti, la Fed non potrebbe non tenerne conto.
INFLAZIONE IN CALO IN AUSTRALIA
Il tasso di inflazione scende in Australia al +3,6% su base annua nel primo trimestre del 2024, in calo rispetto al +4,1% del periodo precedente ma superiore alle aspettative del mercato di +3,4%. Si tratta del dato più basso dal quarto trimestre del 2021, poiché l’inflazione dei beni è diminuita per il sesto trimestre consecutivo e l’inflazione dei servizi è rallentata per il terzo trimestre consecutivo. In particolare, l’inflazione è scesa per la maggior parte dei componenti: alimentari, alcol e tabacco, sanità, trasporti e comunicazione. Nel frattempo, sono rimbalzati i prezzi dell'abbigliamento e arredamento oltre che dei servizi per la casa. Il dollaro australiano è salito, tornando a 0.6530, per effetto del dato superiore al consensus. Resistenza chiave a 0.6550.
Buona giornata e buon trading.
Saverio Berlinzani
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