Sono diversi gli scenari paventati dagli operatori per la ripresa macro post crisi. Essi hanno le forme piu’ disparate: forma a “V”, a “U” a “W” a “L” a “Nike Brand”..
Al di la’ dell’aspetto artistico, pur affascinante di tali scenari, il passaggio da uno scenario di ripresa a V a uno di ripresa a (nike shape) o a L non e’ di poco conto. Lo scenario “nike shape” (immaginate la forma del simbolo della nike) preveve un rallentamento nella prima parte seguito da una lenta e lunga fase di ripresa. Ancora piu’ pessimista e’ lo scenario di ripresa a L o, per meglio dire, di non ripresa.
Va da se’che, sposare uno o l’altro scenario ha un impatto importante sulla dinamica delle stime di utile e quindi sul fair value dello S&P500, cosi come calcolato con la formula descritta ieri e a cui molti di voi si stanno gia’ abbonando.
La giornata di ieri e’ stata una giornata di risk off. Gli operatori hanno iniziato a vedere il bicchiere mezzo vuoto concentrandosi principalmente su quanto affermato dal presidente della FED di Saint Louiss James Bullard. Egli avrebbe dichiarato: “You will get business failures on a grand scale and you will be taking risks that you would go into depression”. Egli prevede quindi fallimenti societari ed elevate rischi di depressione. Meno pessimista, seppur piuttosto cauto il collega della Fed di Minneapolis che parla di “gradual, muted recovery” (forma a nike). Infine, il Presidente della Fed di Dallas ritiene necessari ulteriori stimoli qualora il tasso di disoccupazione dovesse salire ulteriormente.
Intimoriti da queste dichiarazioni piuttosto caute, gli operatori sono corsi a prendere profitto, concentrando le vendite sui settori quali il settore real estate, il settore degli industriali, quello dei finanziari, degli energetici e dei consumer discretionary.
Cosa accomuna questi settori oggetto di maggiori vendite? due fattori: il primo e’ la ciclicita’ del loro business, il secondo e’ il rischio finanziario. Il settore real estate, quello degli industrials e quello dell’energia solitamente hanno elevati rapporti tra Debito/patrimonio a causa degli ingenti investimenti che devono sostenere a supporto dell’attivita’ caratteristica. Quando Bullard parla di rischio fallimenti, e’ a questi settori che l’attenzione viene rivolta. E poi ci sono le banche, che, al contrario, sono vittime dei fallimenti. Per loro i fallimenti si traducono in perdite su crediti e assorbimento di capitale. E cosi le vendite piovono copiose almeno per scontare una contrazione dei dividendi pagati per poter salvaguardare i ratios patrimoniali.
Escono vincitori da questo enviroment ancora una volta i titoli difensivi quali gli Healthcare, i Consumer Staples e le Utilies.
A tal proposito vorremmo fare alcune considerazioni sui dettagli del dato sull’inflazione pubblicato ieri. Esso mostra spunti molto interessanti.
In primo luogo, i prezzi del cibo continuano a salire. +2.6% la variazione percentuale ad aprile. Trattasi dell’incremento mensile piu’ elevato dal 1974. A salire maggiormente il costo di carne, pesce e uova (+4.3%) mentre frutta e verdura registrano un rialzo mensile dell’1.5%.
In secondo luogo, i dati mensili aggregati mostrano una contrazione. -0.4% la variazione mensile registrata dal core cpi e -0.8% la variazione mensile registrata dal dato headline. A pesare sui dati l’andamento dei prezzi degli altri beni quali quello dell’affitto di auto e furgoni (-16.6%) delle tariffe aeree (-15.2%) e del vestiario maschile (-11.3%). Questi dati portano ad inserire nei modelli algoritmici un altro rischio: il rischio deflazione. Il fatto che i prezzi dei beni (esclusi quelli del cibo) continuino a scendere, potrebbe impattare sulle aspettative di inflazione futura che avrebbero un effetto molto negativo sui futuri profitti aziendali. E cosi, mentre il potere di acquisto delle famiglie cala a causa dell’aumento del prezzo dei beni di prima necessita’ (che quindi devono essere comprati), le attese sull’inflazione sugli altri beni calano, spingendo al ribasso le attese di inflazione, impattando sui profitti futuri delle aziende e quindi anche sui possibili livelli occupazionali.
Questi elementi di rischio vanno considerati. Per questo motivo in molti, sul mercato monetario, scommettono su un prossimo taglio dei tassi sotto lo zero da parte della FED. Tale azione avrebbe lo scopo di fronteggiare il calo dell’inflazione.
Vero anche, che le munizioni a disposizione della FED sul fronte tassi sono ormai agli sgoccioli.
Di questo dobbiamo pur tener conto quando confidiamo nella FED come ultimo salvatore del sistema economico.
La FED, come illustrato ieri, sta salvando molto bene il sistema finanziario. Sta tenendo alti gli indici di borsa e quindi sta salvaguardando la ricchezza degli Americani, ma poco puo’ fare sull’andamento dei profitti in uno scenario deflattivo o di depressione economica. Se da un lato gli operatori sono “confident” sulla capacita’ della FED di controllare le variabili “tassi” della formula sullo S&P500, essi stanno diventando piu’ scettici sull’andamento delle stime di utile che potrebbe subire un ribasso piu’ marcato delle attese.