Trump, dati Usa, la borsa tiene

“Good news are bad news”, dice un detto popolare tra gli investitori. Questo riguarda la correlazione attuale tra i mercati azionari e i principali dati USA. Osservando le aspettative sui tassi, il legame dovrebbe essere inverso: se i dati USA sono negativi, la Fed dovrebbe, in prospettiva, tagliare i tassi. Ciò potrebbe rappresentare una buona notizia per i listini azionari, poiché tassi più bassi significano meno interessi sui finanziamenti da pagare per le aziende.

Nell’ultimo periodo, però, i dati USA si sono rivelati ancora resilienti. Gli indici azionari, anziché correggere al ribasso sulle prospettive di mantenimento dei tassi attuali da parte della Fed, hanno comunque retto il colpo e sono rimasti vicino ai massimi storici. Anche ieri abbiamo assistito a questi movimenti apparentemente anomali, con gli indici USA che hanno chiuso positivi. L'S&P 500 è salito dello 0,6%, il Nasdaq dell'1% e il Dow Jones di circa 100 punti.

Mentre i dati PPI hanno superato le previsioni, i componenti che alimentano l'indice PCE hanno rallentato, fornendo un po' di sollievo dopo i dati sull'inflazione più caldi del previsto pubblicati ieri. Nel frattempo, Trump aveva annunciato tariffe reciproche, poi rinviate. Questo lascia pensare che la strategia di minacciare per poi negoziare sembri la più realistica rispetto ad altre interpretazioni.

In serata, il Presidente USA Trump ha ricordato che presto arriveranno i dazi sul settore dell’automotive, mentre ha espresso il desiderio di vedere tassi più bassi. Ha anche ammesso che i prezzi possono aumentare nel breve termine. Una domanda però sorge spontanea: come si conciliano i dazi con i tassi di interesse che scenderanno, e come potranno scendere considerato che nel breve termine i prezzi saliranno? Forse fa tutto parte di una strategia che conosceremo presto.

IL DOLLARO HA SCONTATO TUTTO?

L'indice del dollaro ha chiuso intorno a 107,8 giovedì, mentre il mercato continua ad oscillare pro dollaro sulle dichiarazioni di Trump per poi ritornare a vendere dollari successivamente. Trump, come riportato sopra, ha annunciato nuove tariffe, rimanendo però generico su modi e tempi eventuali di applicazione. Ad oggi, i dazi introdotti riguardano solo la Cina (+10% in alcuni settori non cruciali), mentre rispetto ad altri paesi sono stati temporaneamente sospesi per 30 giorni.

Nel frattempo, i dati CPI e PPI degli Stati Uniti più forti del previsto hanno moderato le aspettative per i tagli dei tassi della Federal Reserve quest'anno. A livello di price action, il mercato sembra non credere più alle minacce tariffarie e vende dollari. EurUsd è vicino a 1.0450, così come UsdCad che ha rotto 1.4270, Cable sopra 1.2530, mentre AudUsd e NzdUsd hanno recuperato qualche posizione. La sensazione che tutte le notizie che possano far salire il dollaro siano ormai scontate nei prezzi attuali è forte, ma mancano conferme sui breakout dei supporti chiave della divisa USA per decretarne una inversione del trend.

快照

USA, SALGONO I PREZZI ALLA PRODUZIONE

I prezzi alla produzione negli Stati Uniti sono aumentati dello 0,4% su base mensile a gennaio 2025, al di sotto del dato di dicembre ma al di sopra delle previsioni dello 0,3%. Il costo dei beni è aumentato dello 0,6%, il quarto aumento consecutivo, e al di sopra dello 0,5% a dicembre. Allo stesso tempo, i prezzi dei servizi sono aumentati dello 0,3%, segnando il sesto aumento consecutivo, dopo un aumento dello 0,5% a dicembre.

Nel frattempo, il tasso di inflazione annuale alla produzione è rimasto stabile al 3,5%, invariato rispetto a dicembre e al di sopra delle previsioni. Escludendo cibo ed energia, il PPI è aumentato dello 0,3%, in linea con le previsioni, ma il tasso annuale è arrivato al 3,6%, al di sopra delle aspettative del 3,2%.

UK, PIL IN RIALZO

L'economia britannica è cresciuta dello 0,1% nel quarto trimestre del 2024, dopo la mancata crescita nel terzo trimestre e superando le previsioni di una contrazione dello 0,1%. Sul fronte della produzione, il settore dei servizi è aumentato dello 0,2% e le costruzioni sono cresciute dello 0,5%, mentre la produzione è scesa dello 0,8%, segnando un quinto trimestre consecutivo di contrazione, in gran parte guidato da un calo dello 0,7% nel settore manifatturiero.

Sul fronte della spesa, le esportazioni sono diminuite del 2,5%, mentre le importazioni sono aumentate del 2,1%. La sterlina è in recupero su dollaro ed euro.

IL MERCATO DEL LAVORO NON MOLLA

Le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione negli Stati Uniti sono diminuite di 7.000 rispetto alla settimana precedente, attestandosi a 213.000 nella prima settimana di febbraio, al di sotto delle aspettative di mercato di 215.000. Nel frattempo, le richieste continuative sono diminuite di 36.000, attestandosi a 1.850.000 nell'ultima settimana di gennaio, saldamente al di sotto delle aspettative di mercato di 1.880.000.

I dati hanno continuato a mostrare solidità nel mercato del lavoro statunitense, in linea con la retorica della Federal Reserve secondo cui non c'è fretta di continuare a tagliare i tassi di interesse.

Saverio Berlinzani




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